Presentazione dei volumi di Alvice Cartelli e Salvo Foti, “Basta un calice” e “Come bere bene
Dialoga con gli autori Lidia Rametta
BASTA UN CALICE. Un’antologia di racconti dedicati al vino, scandita dal tempo delle stagioni e dall’instancabile operosità del mondo che vi abita intorno. Un testo che esce fuori dai tecnicismi delle classiche guide enologiche per collocarsi sul piano della narrazione di luoghi, persone, situazioni, miti e tradizioni. E lo fa utilizzando il linguaggio evocativo e immaginifico di chi crede nella possibilità di un riscatto e si radica nella forza espressiva della parola. Tante storie che nascono dal forte legame dell’autrice con la sua terra, un legame che l’ha portata a leggere nei meandri di un tessuto sociale ed economico sospeso tra istantanee che ritraggono l’oggi, un presente pieno, percepibile nella “capacità di vivere l’attimo, ogni attimo senza sacrificarlo al futuro” come scrive Claudio Magris nel suo L’infinito viaggiare.
COME BERE BENE. Ogni bottiglia di vino è un libro che va letto con attenzione, di cui dobbiamo conoscere l’autore, l’ambientazione e quando è stato scritto. Ogni volta apprenderemo una storia diversa, riconducibile a territori, vitigni e Uomini. Prima di valutare o criticare un vino (così come dovrebbe farsi con le persone) è necessario documentarsi sulla bottiglia oggetto della nostra degustazione. Dobbiamo far precedere la conoscenza al giudizio. Conoscere aiuta a capire e a ben giudicare.
Each bottle of wine is a book to be carefully read. We should know the author of the book, the setting, as well as when it was written. From each bottle, we learn a different story, and each story leads back to a certain territory, to specific grape varieties and to the culture of the men and women who produced it. Before evaluating a wine, or when we meet a new person, we should have some information about the bottle we are about to taste. We should let knowledge prevail over dry judgment. Knowledge gives us an understanding from which to develop an opinion.
Presentazione del volume di Santino Coppa con Domenico Occhipinti, “A Priolo non c’era un canestro”.
Dialoga con gli autori Umberto Teghini, direttore di SicraPress
Percorro in auto, da Ragusa a Siracusa, quel tratto di autostrada che ci è concesso, ancora incompleto da decenni. Esco a Priolo, la meta dell’intervista di oggi. Discendendo verso il paese, a destra vedo il braccio di mare costellato di impianti e ciminiere, a sinistra, non meno imponente, il PalaAcer. Oggi ha un’aria anche cupa, la stessa che respiro all’interno, dove i passi e le parole del coach Santino Coppa rimbombano in questo enorme tempio vuoto. Siamo nella casa della Trogylos, la storica società di pallacanestro femminile che ha fondato e ha portato a trionfare, in Italia e in Europa, e che, dopo 28 anni di Serie A1 femminile, non si iscriverà al prossimo campionato. È la primavera del 2014, tra i corridoi e gli uffici nella pancia del palazzetto, ascolto l’amarezza di oggi e l’orgoglio del glorioso passato. Il mio servizio per l’Ansa non cambierà il futuro ma quel giorno nacque l’idea di celebrare il passato e scrivere un libro, insieme. Come tutti i cantieri aperti nella nostra terra, anche il nostro ha vissuto lunghe pause, alti e bassi ma all’ultimo secondo dell’overtime abbiamo trovato la tripla vincente. Io, Santino e un editore ragusano, dieci anni dopo siamo riusciti nell’intento di racchiudere in un libro un’avventura sportiva condivisa, fatta di incontri e persone eccezionali. Un privilegio averle conosciute, un privilegio avere scritto con alcuni protagonisti questo pezzo di storia siciliana.
Presentazione del volume di Santino Coppa con Domenico Occhipinti, “A Priolo non c’era un canestro”.
Dialoga con gli autori Salvatore Cannata
Percorro in auto, da Ragusa a Siracusa, quel tratto di autostrada che ci è concesso, ancora incompleto da decenni. Esco a Priolo, la meta dell’intervista di oggi. Discendendo verso il paese, a destra vedo il braccio di mare costellato di impianti e ciminiere, a sinistra, non meno imponente, il PalaAcer. Oggi ha un’aria anche cupa, la stessa che respiro all’interno, dove i passi e le parole del coach Santino Coppa rimbombano in questo enorme tempio vuoto. Siamo nella casa della Trogylos, la storica società di pallacanestro femminile che ha fondato e ha portato a trionfare, in Italia e in Europa, e che, dopo 28 anni di Serie A1 femminile, non si iscriverà al prossimo campionato. È la primavera del 2014, tra i corridoi e gli uffici nella pancia del palazzetto, ascolto l’amarezza di oggi e l’orgoglio del glorioso passato. Il mio servizio per l’Ansa non cambierà il futuro ma quel giorno nacque l’idea di celebrare il passato e scrivere un libro, insieme. Come tutti i cantieri aperti nella nostra terra, anche il nostro ha vissuto lunghe pause, alti e bassi ma all’ultimo secondo dell’overtime abbiamo trovato la tripla vincente. Io, Santino e un editore ragusano, dieci anni dopo siamo riusciti nell’intento di racchiudere in un libro un’avventura sportiva condivisa, fatta di incontri e persone eccezionali. Un privilegio averle conosciute, un privilegio avere scritto con alcuni protagonisti questo pezzo di storia siciliana.
Presentazione del volume di Maria Concetta Lanza, “Il segreto di Odette”.
Nota critica di Nicola Colombo
Letture a cura di Maria Antonietta Emmolo
Se è vero che, come scrive l’Autrice in quella che lei chiama A mo’ di premessa, “A volte l’esistenza riserva delle sorprese, inaspettate per così dire, che possono rappresentare lezioni di vita destinate a fare da guida alle scelte future”, è ancor di più vero che la sorpresa con la quale si ritrova a fare i conti Zoe, la protagonista di questo romanzo, è una notizia non richiesta, probabilmente non voluta e che rischia di cambiarle per sempre la vita. Zoe, giovane ragazza appartenente all’alta borghesia di Boston, durante la festa per il suo diciottesimo compleanno, rivede, dopo tanti anni Greg, figlio dell’autista di famiglia e suo compagno d’infanzia. La passione tra i due ritorna prepotente ma Odette, la madre di lei, fa di tutto per separarli. Perché separarli? Cosa nasconde Odette? Il mistero di Odette – esordio letterario di Maria Concetta Lanza – è un romanzo che si legge e si gusta con piacere, con levità, e che però garantisce all’attento lettore una vasta gamma di situazioni, vicende, intrecci che lo rendono in sintonia con la realtà che, per quanto immaginaria, rappresenta un punto di vista della società moderna con la quale sempre e comunque fare i conti.
Presentazione dei volumi di Alvice Cartelli e Salvo Foti, “Basta un calice” e “Come bere bene
Dialoga con gli autori Lidia Rametta
BASTA UN CALICE. Un’antologia di racconti dedicati al vino, scandita dal tempo delle stagioni e dall’instancabile operosità del mondo che vi abita intorno. Un testo che esce fuori dai tecnicismi delle classiche guide enologiche per collocarsi sul piano della narrazione di luoghi, persone, situazioni, miti e tradizioni. E lo fa utilizzando il linguaggio evocativo e immaginifico di chi crede nella possibilità di un riscatto e si radica nella forza espressiva della parola. Tante storie che nascono dal forte legame dell’autrice con la sua terra, un legame che l’ha portata a leggere nei meandri di un tessuto sociale ed economico sospeso tra istantanee che ritraggono l’oggi, un presente pieno, percepibile nella “capacità di vivere l’attimo, ogni attimo senza sacrificarlo al futuro” come scrive Claudio Magris nel suo L’infinito viaggiare.
COME BERE BENE. Ogni bottiglia di vino è un libro che va letto con attenzione, di cui dobbiamo conoscere l’autore, l’ambientazione e quando è stato scritto. Ogni volta apprenderemo una storia diversa, riconducibile a territori, vitigni e Uomini. Prima di valutare o criticare un vino (così come dovrebbe farsi con le persone) è necessario documentarsi sulla bottiglia oggetto della nostra degustazione. Dobbiamo far precedere la conoscenza al giudizio. Conoscere aiuta a capire e a ben giudicare.
Each bottle of wine is a book to be carefully read. We should know the author of the book, the setting, as well as when it was written. From each bottle, we learn a different story, and each story leads back to a certain territory, to specific grape varieties and to the culture of the men and women who produced it. Before evaluating a wine, or when we meet a new person, we should have some information about the bottle we are about to taste. We should let knowledge prevail over dry judgment. Knowledge gives us an understanding from which to develop an opinion.
Presentazione del volume di Giorgio Licitra, “Amori, prostate e pregiudizi”.
Dialoga con l’autore lo scrittore Federico Guastella
Letture a cura di Mario Tumino
Quattro storie, con un fil rouge che le lega l’une all’altre, un filo a volte netto e chiaro, altre appena visibile, popolate da uomini e donne che mostrano le loro fragilità e sono alla ricerca di sicurezze e certezze. La storia di Rodolfo, uomo tutto d’un pezzo, si ritrova a combattere contro il suo fantasma che lo porterà ad aver timore e preoccupazione di non poter più vivere una vita sessuale felice con la propria donna. Quella di Sabina, alla morte della madre viene travolta da una serie di notizie che le fanno dubitare di tutto e di tutti, tra cui una che le cambia la vita. In suo aiuto c’è Lino, un uomo che nel corso della sua vita purtroppo ha avuto a che fare con una serie di esperienze negative e per questo chiude qualsiasi rapporto con il sesso opposto. Qualcosa o qualcuno gli farà cambiare idea. O quella di Giovannino, decide di partire per una vacanza organizzata in Jugoslavia, dove la sua vita sarà al centro di avventure, pericoli e infatuazioni che lo porteranno a credere che casa sua è il suo posto più sicuro. Infine c’è la storia di Soave, donna sposata che abbandona il tetto coniugale per via del tradimento del marito, si ritroverà anche lei da sola a combattere le proprie paure, la solitudine e i propri mostri. Ma sarà il cambiamento, forse, a portare una nuova luce nella sua vita. Il quotidiano, l’ordinario si combina con l’ironia per far sì che il lettore possa immedesimarsi, riflettere, sorridere e comprendere i lati negativi o quelli positivi della vita e come da questi se ne possa uscire a volte in modo casuale.
Presentazione del volume di Baky Meité “Gli stracci blu”.
Dialoga con l’autore Salvatore La Tona
In queste pagine non c’è solo il racconto di uomo che ha dato parte del suo tempo (forzatamente) libero per aiutare chi in quel periodo stava cercando di sconfiggere il Covid quando stava iniziando a mietere le prime vittime. In questo libro ci sono anche i ritratti di chi, pur non essendo sotto i riflettori della ribalta mediatica, ha dato il suo importante contributo perché il contagio non si propagasse. Conosceremo così Soued, Mariam, Couz, Sara, quelle persone cioè che sono apparse nei telegiornali, quelle per le quali non si sono sprecati applausi, ma anche Hélène, Olivier e quanti si trovavano in ospedale perché anziano, costretti a combattere con il virus e non sempre uscendone vincitori. Baky ha indossato le vesti di puliziere solo per un paio di mesi, forse pochi, ma sufficienti perché queste pagine possano essere sfogliate come tante fotografie di persone, oggetti, ambienti, per non dimenticarli. Perché, se il mare è formato da tante gocce d’acqua, ciascuno di noi è una di quelle gocce che lo formano.
Presentazione del volume di Maria Bruna Noto “Ragazzi scalzi”.
Sono sempre stata definita “nera”. Neri i miei capelli, neri i miei occhi, scura la mia carnagione. Ho sempre vissuto dentro schemi preconfigurati, galleggiando nelle mie certezze, sguazzando tra le mie convinzioni. Un giorno ricevo una chiamata: ho la possibilità di essere assunta presso la cooperativa sociale Filotea. Accetto. Vengo accolta da un rassicurante coordinatore. Bianco. Durante il nostro colloquio entra nella stanza un ragazzo, un mediatore culturale. Nero. Mi porge la sua mano per una stretta. Non ho mai dato la mano a un uomo di colore… mi alzo in piedi e gliela stringo. Non posso non rimanere rapita da quell’intersecarsi di dita, da quell’unione di due mani, di due mondi. Contemplo le nostre mani, una bianca e una nera, in quell’immagine da sempre vista su copertine di giornali o fotografie. Ma quella mano è la mia! Improvvisamente mi sento bianca. Avverto nel colore della mia pelle un candore mai sperimentato prima. Vedo la diversità ma non la sento. Percepisco, invece, la morbidezza di una mano spalmata di una vellutata crema, come la mia. Incrocio uno sguardo allegro, desideroso di fare amicizia, come il mio. Mi perdo in un sorriso sincero, genuino, come il mio. Inizia così il mio viaggio in Africa.
Presentazione del volume di Guglielmo Tasca, “Malacarni”.
Dialoga con l’autore Massimo Leggio.
Turiddu è un bambino che nasce e cresce in un ambiente mafioso. Un bambino, neanche troppo sveglio, che, per una serie di casi fortuiti e strane coincidenze, assurge a fama di “spietato e crudele” sin dalla più tenera età. Protagonista della storia non è lui, e nemmeno il padre, don Calogero (il vero mafioso), quanto piuttosto l’ambiente nel quale Turiddu cresce: quell’ambiente che, complice l’ignoranza, concorre a generare un’ammirazione sconfinata per le gesta eroiche sue e del padre. Quell’ambiente in cui la povertà e l’assenza di alternative fanno sì che la delinquenza diventi una reale possibilità di sopravvivenza e la sola carriera possibile. Da qui lo stupore per chi ha progredito in questo percorso e Turiddu, suo malgrado, ha iniziato presto. Ma tutto ciò è solo lo spunto, in realtà è tutto esageratamente esagerato, perché la narrazione è comica, ironica, satirica e, a tratti, sarcastica. Vengono presi in giro proprio i luoghi comuni, che caratterizzano il pensiero e il comportamento mafioso. Questo libro, se riesce a far sorridere per un attimo e a far riflettere per un altro attimo ha già raggiunto il suo scopo.
Presentazione del volume di Antonella Galuppi, “Spillo & Karim”.
Con le voci di Maria Antonietta Vitale e Pippo Di Noto.
Un cagnolino acquistato come regalo di Natale, e poi abbandonato, e un bambino orfano, che vive per strada: possono cambiare le loro vite? Si, quando la forza dell’amore è più grande di ogni cosa. Dal loro incontro nascerà una storia bellissima d’amicizia e di fiducia. A tutela dei diritti dei bambini e degli animali.