Presentazione del volume di Giuseppe Tumino “Massàri”.
Converserà con l’autore il professore Giorgio Flaccavento
La presentazione, organizzata in collaborazione con UNI3 di Santa Croce Camerina, si svolgerà nel rispetto delle norme anti covid.
Occorre sempre lasciare traccia scritta del nostro passato, altrimenti tutto si perde e si dimentica. Se non c’è qualcuno che scrive oggi sul mestiere del mastro ri carretta, non sapremo mai come faceva ad infilare il cerchione di ferro sulla ruota del carretto, non sapremo chi dipingeva le fiancate e il portellone del carretto, chi faceva l’armigghji per il cavallo, con quali strumenti li facevano e che
materiali adoperavano. Lo stesso discorso vale per lo scarparo, il custurieri, l’ippisaru, il milaru, il cunziruoto, il mastru re mura a siccu, il firraru, il vuttaru o l’umbrillaru. Cosa ne sappiamo della perizia del mastru re mura a siccu nello scegliere la pietra e tagliarla per inserirla in quel capolavoro che è il muru a siccu così presente dalle nostre parti che assolve alla funzione di delimitare, la proprietà e creare le ciuse dove gli animali non possono uscire se non attraverso il varu che il
massaro di volta in volta sbraca e poi ciuri? E che dire degli antichi lavori di campagna che ormai non si fanno più come u pisari che cavaddi, mietere i saittuna, fari i scuparini, o i liami p’anfasciari i regni? Per questo è necessario lasciare testimonianza di questo passato. Perché è storia e questa serve alle nuove generazione per capire il presente.
Presentazione del volume di Meno Occhipinti e ‘U Gaddru “Ragusa grande di nuovo”.
Converserà con gli autori il giornalista Antonio La Monica
La presentazione si svolgerà nel rispetto delle norme anti covid.
Se è vero che la satira fa ridere, è ancor più vero che si tratta di una materia maledettamente seria. Esistono vari modi di praticare questo stile di arte. In ogni caso, tuttavia, quel che conta è l’audacia degli autori, la loro volontà di irritare il potere che deve essere proporzionale alla capacità di creare pensieri in chi, del potere, è spesso vittima inconsapevole. A qualunque livello si faccia riferimento, in qualunque luogo questo possa accadere.
In questo volume troverete la raccolta delle Cronache surreali, scritte da due strampalati amici, e pubblicate tra il 2006 e il 2009 sul quindicinale
“La Città – il giornale di Ragusa e provincia”, un periodico che rappresenta ancora oggi un caso interessante, forse unico nella storia recente, di editoria ancora libera e persino incosciente. Ma perché pubblicare un libro di cronache surreali che ormai potremmo chiamare “storie” visto l’inesorabile passare del tempo trascorso dalla loro pubblicazione? Perché può essere comunque utile e divertente riscoprire parte del nostro recente passato, mettere in luce le doti profetiche di Meno Occhipinti e del Gaddru e, soprattutto, spingere altri ed altri ancora a creare nuove occasioni di buona e “cattiva” satira. Buon divertimento a tutti…
Presentazione del romanzo di Angelo Aliquò, “Vita di Milo”.
Conduce Andreana Sapienza
Dialogherà con l’autore Giovanni Cristina.
Il romanzo Vita di Milo attraversa i capitoli come un lungo fiume tranquillo, una vita che scorre tra le dita come le stesse pagine di questo agile volume. Impresa ardua quella dell’Autore, riassumere nella sua prosa essenziale la vita di un uomo “qualunque”, quasi ordinario. Talvolta si ha l’impressione che il protagonista non agisca, ma si limiti semplicemente ad accompagnare gli eventi, decide di volta in volta come fa una foglia in balia dell’acqua, ora imprevedibile, ora assecondando le cose della vita. Il racconto è punteggiato da grandi verità, mai esposte didascalicamente, il più delle volte lasciate intendere come se si trattasse di cose scontate. Ci vuole grande maestria narrativa per scrivere in questo modo, infatti Aliquò, nel suo linguaggio spedito, lineare a tratti essenziale, non cade mai nel superficiale, la sua prosa è leggera, leggera come dovrebbe essere tutto quello che in punta di piedi entra nell’anima per restarvi per sempre. [dalla prefazione di Carlo Blangiforti]
Presentazione del romanzo di Roberta Bruno “Trismarino”.
Converserà con l’autrice il dottor Daniele Colombo, psicoterapeuta
La presentazione si svolgerà nel rispetto delle norme anti covid.
Andrea Balder vive in una piccola città in espansione, in un luogo non indicato, in un tempo non ben definito. La sua esistenza viene stravolta da un fatto per lei inspiegabile: dal giorno alla notte un’enorme voragine si apre all’interno del suo cantiere edile. Insieme al suo amico e capo cantiere, Ivan Santoro, prova a capire il perché ma il fenomeno non trova facile soluzione, per cui Andrea contatta Marvin Harris, un archeologo, nella speranza che lui riesca a fare luce
sull’avvenimento dalle cause ancora sconosciute. Ad un’analisi più accurata la voragine mostra delle stranezze: condotti blu cobalto, pareti, strutture artificiali, ed una nube corrosiva che corre nelle diramazioni sotterranee dei tunnel. Si scoprirà così una dimensione alternativa e nascosta alla luce del sole. Sotto le viscere della terra, infatti, oltre al passaggio creatosi per quel crollo accidentale, vi è una sorta di laboratorio ed una torre di cristallo che ospita al suo interno un esercito di uomini in nero, burattini senz’anima, organizzati da una figura sinistra, la Signora, che sogna di creare una nuova realtà, senza ingiustizie, guerre, sofferenze e lotte per il potere, ma per fare ciò deve sbarazzarsi del genere umano giudicato da lei debole, pericoloso, malvagio. Nello stesso “frangente temporale” della storia nasce Trismarino, l’obiettivo della Signora, la nuova isola emersa le cui radici affondano dentro al laboratorio sotterraneo, la cui comparsa soppianta la città. Da lì è un susseguirsi di frammenti, che a tratti sembrano slegati gli uni dagli altri, ma che alla fine si ricompongono e fanno comprendere al lettore che il tempo all’interno di una psiche umana può essere molto diverso da quello esperito nel reale.
Concorso di narrativa Manuela Paradiso in onore di Vannino Avanzato Falconieri | Premiazione
Presenta l’evento Rosuccia Agnello
Lettrice Luana Occhipinti
Le opere pervenute in questa prima edizione del concorso in memoria dello scrittore Vannino Avanzato Falconieri manifestano, quasi tutte, attitudine alla narrazione e alla condivisione con i lettori di storie che, o allietano o parlano al cuore o fanno riflettere o, semplicemente, raccontano particolari esperienze e momenti di vita, con descrizioni fantasiose o realistiche di luoghi, persone e sentimenti.
Alcuni componimenti curano l’ambientazione storica vera e propria e la descrivono in modo puntuale e interessante. Così, ma in modo certamente più letterario e con vis narrativa, scrive Vannino, ammaliando altresì con immagini originali e tutte particolari perché accosta nomi/aggettivi e verbi/nomi in una maniera molto personale, che colpisce sempre chi lo legge e che non farà dimenticare i personaggi principali dei suoi romanzi, come Luciano, Sara, Magda, Manuela.
(Antonina Gulino)
Presentazione del volume di Giuseppe Tumino “Massàri”.
Converserà con l’autore il professore Giorgio Flaccavento
La presentazione si svolgerà nel rispetto delle norme anti covid.
Occorre sempre lasciare traccia scritta del nostro passato, altrimenti tutto si perde e si dimentica. Se non c’è qualcuno che scrive oggi sul mestiere del mastro ri carretta, non sapremo mai come faceva ad infilare il cerchione di ferro sulla ruota del carretto, non sapremo chi dipingeva le fiancate e il portellone del carretto, chi faceva l’armigghji per il cavallo, con quali strumenti li facevano e che
materiali adoperavano. Lo stesso discorso vale per lo scarparo, il custurieri, l’ippisaru, il milaru, il cunziruoto, il mastru re mura a siccu, il firraru, il vuttaru o l’umbrillaru. Cosa ne sappiamo della perizia del mastru re mura a siccu nello scegliere la pietra e tagliarla per inserirla in quel capolavoro che è il muru a siccu così presente dalle nostre parti che assolve alla funzione di delimitare, la proprietà e creare le ciuse dove gli animali non possono uscire se non attraverso il varu che il
massaro di volta in volta sbraca e poi ciuri? E che dire degli antichi lavori di campagna che ormai non si fanno più come u pisari che cavaddi, mietere i saittuna, fari i scuparini, o i liami p’anfasciari i regni? Per questo è necessario lasciare testimonianza di questo passato. Perché è storia e questa serve alle nuove generazione per capire il presente.
Presentazione del volume di Aristide Barraud “Ma non affondo”.
Converserà con l’autore il giornalista Salvatore Cannata, direttore di Videoregione
La presentazione si svolgerà nel rispetto delle norme anti covid.
Il 13 novembre 2015 Parigi fu scossa da una serie di attentati, il più famoso fu quello al Bataclan. Tra i feriti anche Aristide Barraud. Si trovava al ristorante “Le Petit Cambodge”, con gli amici e la sorella. All’epoca ha ventisei anni e da poco si è trasferito in Italia per giocare a rugby. In precedenza aveva vestito le maglie del Massy e dello Stade Français, una della più importanti squadre francesi, dove però aveva trovato poco spazio. Così, nel 2013, accetta l’offerta del Lyons Piacenza e viene a giocare nel nostro campionato di serie A. Si mette subito in evidenza e l’anno successivo viene chiamato dal Mogliano, squadra che disputa il Top 12, e ne diventa uno dei giocatori più importanti. Ma poi arriva quel maledetto 13 novembre e, nel tentativo di proteggere la sorella (che ne uscirà “soltanto” con una ferita al braccio), si ritrova con le costole fratturate, un polmone perforato e una caviglia sbriciolata. Le sue condizioni sono disperate ma lui tiene duro, viene operato, e si riprende. Al punto che, sei mesi dopo il ferimento, ritorna a Mogliano per ricominciare gli allenamenti. Ma il rugby è uno sport duro e il suo fisico non riesce più a reggere gli scontri di gioco. È l’addio allo sport tanto amato. Qui racconta la sua storia affrontando il cambiamento. Un lento processo che coinvolge svariati aspetti della sua esistenza e che prende nuova forma giorno dopo giorno. Questo è un libro che fa riflettere sotto tanti punti di vista e che fornisce interessanti spunti di rinnovata speranza.
La presentazione si svolgerà con il patrocinio del Comune di Ragusa e del Comitato Regionale Siciliano della Federazione Italiana Rugby
Con il contributo de “Il Canale Design House” e “A casa di Grazia”
Presentazione del volume di Aristide Barraud “Ma non affondo”.
Converseranno con l’autore il vicepresidente dell’A.S.D. Rugby Palermo, Giorgio Alimena, e Simona Cafiso.
La presentazione si svolgerà nel rispetto delle norme anti covid. – Obbligatorio il green pass.
Il 13 novembre 2015 Parigi fu scossa da una serie di attentati, il più famoso fu quello al Bataclan. Tra i feriti anche Aristide Barraud. Si trovava al ristorante “Le Petit Cambodge”, con gli amici e la sorella. All’epoca ha ventisei anni e da poco si è trasferito in Italia per giocare a rugby. In precedenza aveva vestito le maglie del Massy e dello Stade Français, una della più importanti squadre francesi, dove però aveva trovato poco spazio. Così, nel 2013, accetta l’offerta del Lyons Piacenza e viene a giocare nel nostro campionato di serie A. Si mette subito in evidenza e l’anno successivo viene chiamato dal Mogliano, squadra che disputa il Top 12, e ne diventa uno dei giocatori più importanti. Ma poi arriva quel maledetto 13 novembre e, nel tentativo di proteggere la sorella (che ne uscirà “soltanto” con una ferita al braccio), si ritrova con le costole fratturate, un polmone perforato e una caviglia sbriciolata. Le sue condizioni sono disperate ma lui tiene duro, viene operato, e si riprende. Al punto che, sei mesi dopo il ferimento, ritorna a Mogliano per ricominciare gli allenamenti. Ma il rugby è uno sport duro e il suo fisico non riesce più a reggere gli scontri di gioco. È l’addio allo sport tanto amato. Qui racconta la sua storia affrontando il cambiamento. Un lento processo che coinvolge svariati aspetti della sua esistenza e che prende nuova forma giorno dopo giorno. Questo è un libro che fa riflettere sotto tanti punti di vista e che fornisce interessanti spunti di rinnovata speranza.
La presentazione si svolgerà nell’ambito dell’Open Day della società palermitana e ha il patrocinio del Comitato Regionale Siciliano della Federazione Italiana Rugby
Con il contributo de “Il Canale Design House” e “A casa di Grazia”
Presentazione del volume di Aristide Barraud “Ma non affondo”.
Converseranno con l’autore Cinzia Orabona e Roberto Pecoraro
La presentazione si svolgerà nel rispetto delle norme anti covid. – Obbligatorio il green pass.
Il 13 novembre 2015 Parigi fu scossa da una serie di attentati, il più famoso fu quello al Bataclan. Tra i feriti anche Aristide Barraud. Si trovava al ristorante “Le Petit Cambodge”, con gli amici e la sorella. All’epoca ha ventisei anni e da poco si è trasferito in Italia per giocare a rugby. In precedenza aveva vestito le maglie del Massy e dello Stade Français, una della più importanti squadre francesi, dove però aveva trovato poco spazio. Così, nel 2013, accetta l’offerta del Lyons Piacenza e viene a giocare nel nostro campionato di serie A. Si mette subito in evidenza e l’anno successivo viene chiamato dal Mogliano, squadra che disputa il Top 12, e ne diventa uno dei giocatori più importanti. Ma poi arriva quel maledetto 13 novembre e, nel tentativo di proteggere la sorella (che ne uscirà “soltanto” con una ferita al braccio), si ritrova con le costole fratturate, un polmone perforato e una caviglia sbriciolata. Le sue condizioni sono disperate ma lui tiene duro, viene operato, e si riprende. Al punto che, sei mesi dopo il ferimento, ritorna a Mogliano per ricominciare gli allenamenti. Ma il rugby è uno sport duro e il suo fisico non riesce più a reggere gli scontri di gioco. È l’addio allo sport tanto amato. Qui racconta la sua storia affrontando il cambiamento. Un lento processo che coinvolge svariati aspetti della sua esistenza e che prende nuova forma giorno dopo giorno. Questo è un libro che fa riflettere sotto tanti punti di vista e che fornisce interessanti spunti di rinnovata speranza.
La presentazione si svolgerà nell’ambito dell’Open Day della società palermitana e ha il patrocinio del Comitato Regionale Siciliano della Federazione Italiana Rugby
Con il contributo de “Il Canale Design House” e “A casa di Grazia”
Presentazione del volume di Aristide Barraud “Ma non affondo”.
Converserà con l’autore il giornalista Prospero Dente
La presentazione si svolgerà nel rispetto delle norme anti covid.
Il 13 novembre 2015 Parigi fu scossa da una serie di attentati, il più famoso fu quello al Bataclan. Tra i feriti anche Aristide Barraud. Si trovava al ristorante “Le Petit Cambodge”, con gli amici e la sorella. All’epoca ha ventisei anni e da poco si è trasferito in Italia per giocare a rugby. In precedenza aveva vestito le maglie del Massy e dello Stade Français, una della più importanti squadre francesi, dove però aveva trovato poco spazio. Così, nel 2013, accetta l’offerta del Lyons Piacenza e viene a giocare nel nostro campionato di serie A. Si mette subito in evidenza e l’anno successivo viene chiamato dal Mogliano, squadra che disputa il Top 12, e ne diventa uno dei giocatori più importanti. Ma poi arriva quel maledetto 13 novembre e, nel tentativo di proteggere la sorella (che ne uscirà “soltanto” con una ferita al braccio), si ritrova con le costole fratturate, un polmone perforato e una caviglia sbriciolata. Le sue condizioni sono disperate ma lui tiene duro, viene operato, e si riprende. Al punto che, sei mesi dopo il ferimento, ritorna a Mogliano per ricominciare gli allenamenti. Ma il rugby è uno sport duro e il suo fisico non riesce più a reggere gli scontri di gioco. È l’addio allo sport tanto amato. Qui racconta la sua storia affrontando il cambiamento. Un lento processo che coinvolge svariati aspetti della sua esistenza e che prende nuova forma giorno dopo giorno. Questo è un libro che fa riflettere sotto tanti punti di vista e che fornisce interessanti spunti di rinnovata speranza.
La presentazione si svolgerà con il patrocinio del Comitato Regionale Siciliano della Federazione Italiana Rugby
Con il contributo de “Il Canale Design House” e “A casa di Grazia”