Presentazione del volume di Domenico Pisana, “Michele Giardina”.
Saluti istituzionali
Roberto Ammatuna, Sindaco di Pozzallo
Quintilia Celetri, Presidente Consiglio Comunale di Pozzallo
Introduce
Gianni Contino, Direttore de “Il domani ibleo”
Intervento
Domenico Pisana Poeta, autore del volume e Presidente del Caffè Letterario Quasimodo
Modera
Enzo Cavallo, Presidente Ass. “Confronto”
Intermezzi musicali
Duo Colombo-Poidomani Pianoforte
Conclusioni
Avv. Francesco Giardina, Figlio dello scrittore
La prosa di Michele Giardina è nel contempo racconto e documento, rievocazione di eventi tragici e denuncia socio-politica, ricostruzione giornalistica e recupero di riflessioni etiche su tematiche esistenziali della contemporaneità, come la sofferenza, il sogno, l’attesa, la rassegnazione, il cinismo, l’affarismo, l’ipocrisia, la retorica, la delusione e la speranza. L’autore è un giornalista-scrittore di lungo corso che per anni “ha viaggiato” dentro la cronaca, la storia, la politica e la cultura del nostro tempo, sia a livello locale che nazionale, per narrare i colori della vita ma anche per descrivere le ombre, le bellezze e gli orrori, e per scuotere dall’indifferenza che spesso ci assale. E Giardina lo ha fatto con scrupolo, senso etico, passione, franchezza e discernimento, usando la parola non per demolire ma per costruire, non per infangare ma per trarre dalla complessità dei problemi quegli elementi di bene che possono aiutare a costruire una società migliore.
Presentazione del volume di Salvatore Spampinato “Giovanni Spampinato”
Dialogano con l’autore i giornalisti Claudia Mirto e Carmelo Schininnà
Coordina Piera Fallucca
Giovanni Spampinato era corrispondente da Ragusa dei quotidiani L’Ora e L’Unità e aveva 25 anni quando, il 27 ottobre 1972, fu assassinato all’interno
della sua Cinquecento, davanti al carcere di Ragusa, da Roberto Campria, figlio dell’allora presidente del locale tribunale, e tra i maggiori indiziati per l’omicidio del commerciante di opere d’arte Angelo Tumino, avvenuto in città otto mesi prima. L’Ora l’indomani titolò “Assassinato perché cercava la verità” e la verità che cercava Giovanni non era solo quella che riguardava l’assassinio del Tumino ma anche, e forse soprattutto, quella relativa ai rapporti tra le organizzazioni di estrema destra (in quei giorni fu notata la presenza a Ragusa di Stefano delle Chiaie e di altri fascisti legati in qualche modo a Junio Valerio Borghese, che due anni prima aveva tentato un colpo di stato) e la criminalità organizzata. Forse, quella che è da tutti conosciuta come la provincia “babba”, stupida, cioè senza mafia, così stupida non era. Anche su quello Giovanni stava indagando, sulla convergenza tra neofascismo e criminalità, ed è in quell’ambiente che probabilmente bisogna cercare il movente del suo omicidio. Ad oggi, del delitto Tumino non si conoscono né esecutore né movente.