Presentazione del volume di Paola D’Amato, “Legami”.
Le strade di Marco Laganà e Adelaide Quintavalle si erano incontrate tantissimo tempo fa. Erano giovani ma il loro amore sembrava già maturo. Con la partenza di Marco, i loro percorsi si erano però divisi. Quarant’anni dopo si ritrovano per caso. Entrambi hanno una famiglia, dei figli, la propria vita. Ma se la vita di Adelaide scorre tranquilla, accanto al marito Alberto, del quale è ancora innamorata, e alle due figlie, quella di Marco, invece, sta attraversando un momento di crisi. Il suo matrimonio sembra essere arrivato al capolinea. L’incontro fortuito con Adelaide, la sua presenza, nonchè la sua vicinanza risveglierà vecchi, e forse mai sopiti, sentimenti.
OPERAINCERTA VA IN SCENA! Il libro di Salvatore Barone che raccoglie i proverbi e detti siciliani, “CALATI JUNCO” diventa anche SPETTACOLO TEATRALE che verrà messo in scena a Sant’Alfio (CT) presso una villa privata.
Musiche originali: Pietro Cavalieri, Alessandro Cavalieri
Con: Patrizia Auteri, Saro Pizzuto, Agata Raineri e Giovanni Zuccarello
Mediatore: Matteo Licari
Interviene: Antonio Barone.
Ingresso su invito. Per partecipare scrivere a info@operaincertaeditore.it
Il libro di Salvatore Barone procede su un doppio binario, il primo riguarda i testi dei proverbi, il secondo è una lettura di essi che non è semplice e, come spesso accade in pubblicazioni di questo genere, semplicistica spiegazione, ma invece scende nella densa e stratificata profondità del pensiero che il proverbio sottende. Ciò che ne deriva è una riflessione che induce a guardare indietro nel tempo, scavando nella memoria comune di un popolo alla ricerca della “civiltà dei proverbi”. La meditazione di Salvatore Barone, non risponde solo al bisogno di recuperare le radici della nostra comunità, ma a soddisfare una necessità esistenziale, quella di sentire la continuità fra passato e futuro, per leggerne i segreti del rapporto fra pulsioni, bisogni, regole, ragione e civiltà che abbiamo smarrito. Sperando forse di trovare spunti e ispirazione per una nuova etica di cui abbiamo un grande bisogno. [dalla prefazione di Domenico Amoroso]
Presentazione del volume di Antonella Galuppi, “MareDentro”.
Saluti istituzionali
Introduce e modera Giuseppe Arrabito (presidente Società Sntacrocese di Storia Patria)
Dialoga con l’autrice Sergio Randazzo
Il giorno di San Valentino un uomo denuncia la scomparsa della moglie, una docente cinquantenne. Nel paesino in cui vive, si attivano le ricerche finché un pescatore si imbatte in un corpo esanime ai piedi di un costone roccioso sul mare: la donna scomparsa. Omicidio o suicidio? Le congetture mediatiche gettano scompiglio fra i concittadini della vittima facendo emergere il lato più perverso ed egocentrico di quella piccola realtà. Ad appena ventiquattro ore dalla macabra scoperta, la speaker di una radio locale riceve una lettera olografa, a firma della donna, spedita il giorno prima della sua morte. Incuriosita dal monito contenuto, “non fidarti di quello che appare”, appena l’autopsia rivela che si è trattato di omicidio, decide di indagare in incognito. Non riuscendo nell’intento, chiede aiuto al suo ex convivente, un investigatore privato. L’uomo, ancora innamorato di lei, la asseconda con la speranza di riconquistarla. Scopriranno che la vittima aveva confidato ad un amico dettagli della sua vita, fra cui una storia degradante, consumata nell’istituto dove i due insegnavano, che lei voleva denunciare nonostante l’atteggiamento omertoso degli altri colleghi. Un diario segreto, scoperto per caso, diventa il custode di un movente conosciuto solo da due persone. Riuscirà, l’investigatore, a prendere la decisione giusta?
Presentazione del volume di Guglielmo Tasca, “Malacarni”.
Dialoga con l’autore Massimo Leggio.
Turiddu è un bambino che nasce e cresce in un ambiente mafioso. Un bambino, neanche troppo sveglio, che, per una serie di casi fortuiti e strane coincidenze, assurge a fama di “spietato e crudele” sin dalla più tenera età. Protagonista della storia non è lui, e nemmeno il padre, don Calogero (il vero mafioso), quanto piuttosto l’ambiente nel quale Turiddu cresce: quell’ambiente che, complice l’ignoranza, concorre a generare un’ammirazione sconfinata per le gesta eroiche sue e del padre. Quell’ambiente in cui la povertà e l’assenza di alternative fanno sì che la delinquenza diventi una reale possibilità di sopravvivenza e la sola carriera possibile. Da qui lo stupore per chi ha progredito in questo percorso e Turiddu, suo malgrado, ha iniziato presto. Ma tutto ciò è solo lo spunto, in realtà è tutto esageratamente esagerato, perché la narrazione è comica, ironica, satirica e, a tratti, sarcastica. Vengono presi in giro proprio i luoghi comuni, che caratterizzano il pensiero e il comportamento mafioso. Questo libro, se riesce a far sorridere per un attimo e a far riflettere per un altro attimo ha già raggiunto il suo scopo.
Presentazione del volume di Guglielmo Tasca, “Malacarni”.
Ingresso gratuito su prenotazione ai numeri 348-2941990 e 338-7054727
Dialoga con l’autore Massimo Leggio.
RINFRESCO FINALE
Turiddu è un bambino che nasce e cresce in un ambiente mafioso. Un bambino, neanche troppo sveglio, che, per una serie di casi fortuiti e strane coincidenze, assurge a fama di “spietato e crudele” sin dalla più tenera età. Protagonista della storia non è lui, e nemmeno il padre, don Calogero (il vero mafioso), quanto piuttosto l’ambiente nel quale Turiddu cresce: quell’ambiente che, complice l’ignoranza, concorre a generare un’ammirazione sconfinata per le gesta eroiche sue e del padre. Quell’ambiente in cui la povertà e l’assenza di alternative fanno sì che la delinquenza diventi una reale possibilità di sopravvivenza e la sola carriera possibile. Da qui lo stupore per chi ha progredito in questo percorso e Turiddu, suo malgrado, ha iniziato presto. Ma tutto ciò è solo lo spunto, in realtà è tutto esageratamente esagerato, perché la narrazione è comica, ironica, satirica e, a tratti, sarcastica. Vengono presi in giro proprio i luoghi comuni, che caratterizzano il pensiero e il comportamento mafioso. Questo libro, se riesce a far sorridere per un attimo e a far riflettere per un altro attimo ha già raggiunto il suo scopo.
Presentazione del volume di Antonio Barone “La storie di Nino”.
Dialoga con l’autore il prof. Lucio Barone.
In questo libro si racconta la vita di un uomo, un uomo che, come scrive nella sua prefazione Demetra Barone, “ha sempre sognato. Una storia qualunque di un uomo qualunque che diventa la storia unica di un uomo che sogna”. Un sogno, una serie di ricordi che ci fanno conoscere Nino, il protagonista del sogno, attraverso le persone e i luoghi che egli ha incrociato o vissuto. A far da sfondo ai racconti e alle poesie che riempiono le pagine di questo volume c’è più di mezzo secolo di storia italiana. Una storia che parte dai primi anni ‘60 del secolo scorso per concludersi “l’altro ieri”, con il racconto che ha per “protagonista” il Covid-19. In mezzo c’è la Sicilia, il paesino natio dell’autore e la sua infanzia, i suoi amori, i suoi viaggi, i suoi amici, la sua famiglia. “Questo è Le storie di Nino, un libro di racconti e poesie che ci fa conoscere la vita semplice di un uomo che continua a sognare”.
Presentazione del volume di Natale Massenzio, “C’era una volta…”.
Dialoga con l’autore Rita Luciani
Modera Leandro Nigro
In questo libro si racconta la Storia. Quella parte di storia, terrificante, che comprende la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale il terrore e l’orrore ebbero il sopravvento su tutto il resto. Molti dei protagonisti di quel periodo non fecero ritorno alle proprie case, mentre altri, dopo lunghe odissee e infinite sofferenze, riuscirono a tornare dalle loro famiglie. Ma c’è anche la storia degli uomini semplici, dove l’amore si mescola alla sofferenza, alla voglia di risorgere, dove l’irrazionalità fa irruzione nel paesaggio ordinario della Ragione. L’amore è la medicina naturale che si oppone alla sofferenza e alla morte e che cerca di lenire il dolorante animo umano, conferendogli la forza per continuare a vivere, per farlo risorgere a nuova vita. E se la Ragione aiuta l’uomo ad alleviare le sofferenze causate dai conflitti, la Natura, con i suoi colori e la sua poesia, lo indirizza verso vie inesplorate che portano alla pace interiore.
Presentazione del volume di Ciccio Schembari “Il pensiero adulto”.
Dialoga con l’autore la professoressa Lilla Anagni.
Arrivato alla “età adulta”, l’Autore ha sentito la necessità, per sua stessa ammissione, di dipanare un corrispondente “pensiero adulto” che tenga conto di quanto l’esperienza, gli studi, le riflessioni, l’attività politica, l’osservazione diretta gli ha permesso di accumulare. Lo fa con passione, spesso con sdegno o con scoperta irritazione, non lesinando all’occorrenza i “che palle!” o i “cose da pazzi!” verso vuoti cliché. Partendo dal dato storico e culturale, mescolato a quello autobiografico, Schembari ripercorre nodi e snodi del passato e del presente denunciando le cancrene che da millenni atrofizzano il nostro vivere sociale con spaventosi e insensati eccessi di crudeltà, violenza, aggressioni, sottomissioni, disparità. Da irriducibile quale si presenta, prova ad andare alla radice delle questioni fondamentali e affronta temi enormi come la figura del tiranno dall’antichità a oggi, i concetti di libertà uguaglianza fraternità e le loro deturpazioni, la responsabilità della Storia, la complessità, la bellezza della vita (“morire o rinnegare se stessi?” si chiede attraverso l’Alcesti e altri esempi contemporanei), la felicità (da Omero a Leopardi), il lavoro, lo scadimento del mito nel divismo, il rapporto mafia-politica, l’onestà, la crisi della Sinistra. Si prova rispetto per quest’opera così animata da folle ragionevolezza, per questo tentativo avventato di richiamare a un “pensiero adulto” non solo l’oscuro mondo occidentale nel quale ci troviamo a vivere, ma l’umanità intera. Sono pagine che si leggono con innegabile adesione, per la scrittura chiara, calda, diretta, senza sconti per nessuno e tanto meno per l’Autore stesso.
Presentazione del volume di Meno Occhipinti “Interviste”.
Sara Curcio Raiti intervista Meno Occhipinti sulle sue interviste
Letture a cura di Massimo Leggio
Era l’estate del 1975 e, come ogni anno, con la mia famiglia passavamo le vacanze scolastiche nella nostra casa di campagna. In quel periodo, alla radio trasmettevano un programma che passava canzoni “nuove”. Quelli erano gli anni dei cantautori e io mi ero talmente fatto prendere da quell’onda che avevo imparato a suonare la chitarra e avevo provato anch’io a scrivere delle canzoni, prendendo la decisione che “da grande” avrei fatto il cantautore. In effetti ci ho anche provato. Ma le mie canzoni non erano granché e io ero piuttosto scarso come cantante. Così ho capito che quello non poteva essere il mio futuro. Ma quel mondo mi piaceva, mi attirava. Così appena ne avevo l’occasione, andavo ad intervistare tutti gli artisti che mi capitavano a tiro di microfono, grazie ai tanti concerti e spettacoli che nei primi anni duemila passavano dalla nostra provincia e ai festival che ho avuto modo di seguire in giro per l’Europa. Adesso, rileggendole, mi sono anche reso conto che per certi versi sono ancora attuali e ho pensato che alcune di quelle che avevo raccolto nel periodo che va dal 2003 al 2022 possono essere ancora interessanti per qualcuno che non sia mio figlio, mia sorella, o i miei amici più cari.
Presentazione del volume di Fabio Wasserman, “La sponda solitaria del fiume”.
Ne discutono con l’autore Nicola Colombo e Pina La Villa
Interventi musicali del duo Strania
Una raccolta di racconti auto-conclusivi (ben nove) che si leggono come fossero un viaje letterario nei meandri occulti della coscienza segnata dalla solitudine e dalla consapevolezza che il tutto vissuto non è altro che sofferenza e disaccordo. È il percorso che Fabio Wasserman, scrittore argentino – per la prima volta tradotto in italiano – ci offre con La sponda solitaria del fiume (El lado solitario del río nell’edizione originaria). In una sorta di suggestivo andare dell’indole umana, conscia e inconscia, con mano l’Autore ci conduce nel mondo insondabile e inesplorabile dell’animo. Al punto che le sue riflessioni in prosa intrise di tanto afflato poetico, diventano le nostre suggestioni. Fabio Wasserman, così facendo e da par suo, si colloca nella scia della migliore e grande tradizione letteraria latino-americana, da Gabriel García Márquez a Jorge Luis Borges, non dimenticando Juan Rulfo. In maniera plastica, infatti, plasma il realismo fantastico del colombiano con l’esaltazione dell’ombra dell’argentino, come se il sapore del vento del messicano ci facesse rivivere oggi le persone care di ieri. Con questa opera l’Autore afferma consapevolmente che l’amore così come la mujer vestida de miedo, vale a dire la morte – Eros e Thanatos – non sono altro che rimasugli di angoscia e solitudine, e in tal modo compresi, vissuti e fatti propri.