“Come le foglie” – Concorso di poesia in onore di Luigi Balzano Conti | Premiazione
“Una valigia di racconti” – Concorso di poesia in onore di Luigi Balzano Conti | Premiazione
Presenta l’evento Rosuccia Angello
Letture a cura del regista Gianni Battaglia
Intermezzi musicali a cura di Giovanni Zisa e Giovanni Tidona (Il boliviano)
Dov è la poesia? La poesia è un sogno ad occhi aperti, la traduzione originale della lingua degli dei, la vibrazione del linguaggio aurorale dell’Essere, e si trova in mezzo a noi: nell’aria che respiro e nel fruscio del vento, nel gorgoglio dell’acqua tra i ciotoli del fiume, nella sublime musica del mare, che stringe in un abbraccio tutto il mondo, nel canto delle nuvole, nel luccichio delle stelle, nel sorgere dell’alba dalle onde spumeggianti, nell’ora più struggente del sole che
tramonta, ma brilla soprattutto nel profondo del cuore dell’uomo. È proprio dei poeti tirarla fuori e spanderla in ogni direzione, lasciare che risplenda nel volo dei gabbiani, nel cinguettio dei passeri, nel desiderio ardente di superare i limiti di questo nostro esistere, nel coglierne il respiro sognante ed inebriarsi.
Giuseppe Di Mari
Festa/Presentazione del volume di Antonella Galuppi “Vite a stralci”.
Introducono Pippo Di Noto e Maria Antonietta Vitale
Letture a cura di Pippo Di Noto, Fabio D’Alba Di Franco, Caterina Cellotti, Giovannella Massari
Interventi musicali a cura di Amedeo Mazza
Una narrazione senza maschera di “Vite a stralci” tesa a fotografare il livello esistenziale della società, oscillazioni tra denuncia e angoscia, nella quale l’autrice semina la sua cifra esperienziale di poetessa e giornalista, criminologa e politico, protesa all’impegno sociale. Ironica a rasentare il sarcasmo, ci svela il disincanto della vita; l’assenza, amara, di piacere e gioia, sin dal primo racconto, dove emergono certi “effetti collaterali” causati dalle inevitabili restrizioni a seguito della pandemia. Quindi, una sequela di personaggi dominati dal caos e dal turbamento, antieroi protagonisti di storie magiche o, perlomeno, oniriche. Gronchi Rosa che valgono “un Perù”, la scorciatoia per “L’eredità”, una chiassosa cagnetta da “ritrovo”. Che contrastano con la cruda narrazione della realtà più dura, quella della casta, che rifiuta categoricamente la diversità, o i rapporti angusti, dove l’amore non è mai fonte di gioia. Né manca il racconto esilarante del furto presunto con il ribaltamento finale. Stralci di vite di personaggi indisponenti, talvolta vigliacchi, che fanno da contrappeso ad altri, generosi ed encomiabili, abilmente descritti e incastonati in storie deliziose da leggere tutte d’un fiato.
Presentazione del volume di Marinella Tumino “Profumi d’Istanbul”.
Greta Durante, insegnante di Lettere, decide di lasciare la Sicilia, sua terra di origine, e accetta l’incarico di docenza presso un liceo italiano a Istanbul, una nuova esperienza da vivere senza se e senza ma. Una storia di sogni, di scelte, d’amore e di speranze in cui si tramano i profumi, i sapori e i colori della Turchia con
quelli della sua amata Isola. Un effettivo incontro tra due mondi, Oriente e Occidente, in cui si trovano diversità, ma anche tante assonanze. Profumi d’Istanbul è un invito a inseguire i sogni, ad andare oltre le valutazioni altrui in modo da sentirsi liberi di essere sempre se stessi con tutte le sfumature possibili, oltre il tempo, oltre i
solchi della pelle e dell’anima….
Presentazione del volume di Nigel Owens.
Difficile riassumere in poche righe quella che è stata, ed è ancora, la vita di Nigel Owens, una vita legata soprattutto al mondo del rugby, ma non solo. Con l’Italia a fare spesso da fil rouge nei momenti importanti della sua carriera: la sua prima partita internazionale è stata London Irish-Lyons Piacenza nel 2001 (Challenge Cup). La prima nell’Heineken Cup: Calvisano-Perpignan (2002). La prima partita nel Sei Nazioni: Inghilterra-Italia (2007). Il centesimo e ultimo test-match: Francia-Italia (2020) Arbitro con il record di partite arbitrate (100 test-match), testimonial della comunità Lgbt e contro il bullismo, del quale anche è stato vittima, comico, doppiatore, cantante, allevatore, conduttore radiofonico e televisivo, editorialista, difensore del Cymraeg.
Gay dichiarato, ha fatto coming out nel 2007, la biografia inizia con il suo proposito di suicidio proprio per sfuggire alla pressione della sua condizione. Per fortuna, sua e nostra, non è riuscito nel suo intento, è stato trovato in tempo. “Non accettavo – scrive – chi e cosa ero, ma non permetterò più a me stesso di raggiungere un tale stato”. Noi italiani amanti del mondo ovale abbiamo inizialmente conosciuto solo una piccola parte di Nigel Owens, quando già era entrato nel club degli arbitri internazionali, non sapendo che dietro le sue memorabili battute con i giocatori (da “Il campo da calcio è 500 metri più in là” a “Non credo che ci siamo mai incontrati prima, ma io sono l’arbitro”) c’era un complesso e avventuroso cammino che lascia a bocca spalancata e che merita di essere ripercorso passo dopo passo grazie a questa sua autobiografia. “Devo più io al rugby di quanto il rugby mi dovrà mai” è il tweet digitato subito dopo il suo ultimo test-match internazionale. Un saluto alla Nigel Owens.
Presentazione del volume di Maria Bruna Noto “Ragazzi scalzi”.
Sono sempre stata definita “nera”. Neri i miei capelli, neri i miei occhi, scura la mia carnagione. Ho sempre vissuto dentro schemi preconfigurati, galleggiando nelle mie certezze, sguazzando tra le mie convinzioni. Un giorno ricevo una chiamata: ho la possibilità di essere assunta presso la cooperativa sociale Filotea. Accetto. Vengo accolta da un rassicurante coordinatore. Bianco. Durante il nostro colloquio entra nella stanza un ragazzo, un mediatore culturale. Nero. Mi porge la sua mano per una stretta. Non ho mai dato la mano a un uomo di colore… mi alzo in piedi e gliela stringo. Non posso non rimanere rapita da quell’intersecarsi di dita, da quell’unione di due mani, di due mondi. Contemplo le nostre mani, una bianca e una nera, in quell’immagine da sempre vista su copertine di giornali o fotografie. Ma quella mano è la mia! Improvvisamente mi sento bianca. Avverto nel colore della mia pelle un candore mai sperimentato prima. Vedo la diversità ma non la sento. Percepisco, invece, la morbidezza di una mano spalmata di una vellutata crema, come la mia. Incrocio uno sguardo allegro, desideroso di fare amicizia, come il mio. Mi perdo in un sorriso sincero, genuino, come il mio. Inizia così il mio viaggio in Africa.
Presentazione del volume di Salvatore Spampinato “Giovanni Spampinato”.
Dialoga con l’autore il giornalista Angelo Di Natale.
Giovanni Spampinato era corrispondente da Ragusa dei quotidiani L’Ora e L’Unità e aveva 25 anni quando, il 27 ottobre 1972, fu assassinato all’interno
della sua Cinquecento, davanti al carcere di Ragusa, da Roberto Campria, figlio dell’allora presidente del locale tribunale, e tra i maggiori indiziati per l’omicidio del commerciante di opere d’arte Angelo Tumino, avvenuto in città otto mesi prima. L’Ora l’indomani titolò “Assassinato perché cercava la verità” e la verità che cercava Giovanni non era solo quella che riguardava l’assassinio del Tumino ma anche, e forse soprattutto, quella relativa ai rapporti tra le organizzazioni di estrema destra (in quei giorni fu notata la presenza a Ragusa di Stefano delle Chiaie e di altri fascisti legati in qualche modo a Junio Valerio Borghese, che due anni prima aveva tentato un colpo di stato) e la criminalità organizzata. Forse, quella che è da tutti conosciuta come la provincia “babba”, stupida, cioè senza mafia, così stupida non era. Anche su quello Giovanni stava indagando, sulla convergenza tra neofascismo e criminalità, ed è in quell’ambiente che probabilmente bisogna cercare il movente del suo omicidio. Ad oggi, del delitto Tumino non si conoscono né esecutore né movente.
Presentazione del volume di Andrea Iurato “Leggi di più (e meglio)”.
Dialoga con l’autore Emiliano Amico.
Questo non è certamente un libro motivazionale, quindi non mira a fare incetta di “convertiti” né si prefigge di addestrare futuri “promoters” del credo lettura alla virulenza verbale da neo adepto vegano o no vax, ma di un conciso, godibile manuale scritto da un “lettore vorace confesso” con il dichiarato intento di invogliare a leggere di più e con maggiore consapevolezza. Leggi di più (e meglio) è un’appassionata dichiarazione di amore per il leggere: ogni libro, dal più costoso al più economico, dal meglio conservato al più sbrindellato, dall’incunabolo medioevale all’ebook di ultima generazione. A legare ogni pagina il sottile, ma robusto filo del suggerire discreto, senza lo spocchioso, finto quasi glissare del nato “imparato”, reso più credibile e persuasivo dalla umiltà di aver
sperimentato di persona le difficoltà del percorso. Ovviamente, anche per leggere si deve essere allenati. Andrea non lo nasconde e avverte che comporta tempo, costanza e buona volontà. Ma si dice assolutamente certo che l’allenamento sarà ripagato da un piacere straordinario, capace di rinnovarsi puntuale e immutato ogni volta. E per sempre…
Presentazione del volume di Salvatore Spampinato “Giovanni Spampinato”.
Dialoga con l’autore il professore Giuseppe Pitrolo.
Giovanni Spampinato era corrispondente da Ragusa dei quotidiani L’Ora e L’Unità e aveva 25 anni quando, il 27 ottobre 1972, fu assassinato all’interno
della sua Cinquecento, davanti al carcere di Ragusa, da Roberto Campria, figlio dell’allora presidente del locale tribunale, e tra i maggiori indiziati per l’omicidio del commerciante di opere d’arte Angelo Tumino, avvenuto in città otto mesi prima. L’Ora l’indomani titolò “Assassinato perché cercava la verità” e la verità che cercava Giovanni non era solo quella che riguardava l’assassinio del Tumino ma anche, e forse soprattutto, quella relativa ai rapporti tra le organizzazioni di estrema destra (in quei giorni fu notata la presenza a Ragusa di Stefano delle Chiaie e di altri fascisti legati in qualche modo a Junio Valerio Borghese, che due anni prima aveva tentato un colpo di stato) e la criminalità organizzata. Forse, quella che è da tutti conosciuta come la provincia “babba”, stupida, cioè senza mafia, così stupida non era. Anche su quello Giovanni stava indagando, sulla convergenza tra neofascismo e criminalità, ed è in quell’ambiente che probabilmente bisogna cercare il movente del suo omicidio. Ad oggi, del delitto Tumino non si conoscono né esecutore né movente.
Presentazione del volume di Antonio Barone “La storie di Nino”.
Dialogano con l’autore lo scrittore Filippo Bozzali e la professoressa Dela De Pasquale.
In questo libro si racconta la vita di un uomo, un uomo che, come scrive nella sua prefazione Demetra Barone, “ha sempre sognato. Una storia qualunque di un uomo qualunque che diventa la storia unica di un uomo che sogna”. Un sogno, una serie di ricordi che ci fanno conoscere Nino, il protagonista del sogno, attraverso le persone e i luoghi che egli ha incrociato o vissuto. A far da sfondo ai racconti e alle poesie che riempiono le pagine di questo volume c’è più di mezzo secolo di storia italiana. Una storia che parte dai primi anni ‘60 del secolo scorso per concludersi “l’altro ieri”, con il racconto che ha per “protagonista” il Covid-19. In mezzo c’è la Sicilia, il paesino natio dell’autore e la sua infanzia, i suoi amori, i suoi viaggi, i suoi amici, la sua famiglia. “Questo è Le storie di Nino, un libro di racconti e poesie che ci fa conoscere la vita semplice di un uomo che continua a sognare”.
“Ragazzi scalzi in tour” incontra gli studenti di Pozzallo.
Sono sempre stata definita “nera”. Neri i miei capelli, neri i miei occhi, scura la mia carnagione. Ho sempre vissuto dentro schemi preconfigurati, galleggiando nelle mie certezze, sguazzando tra le mie convinzioni. Un giorno ricevo una chiamata: ho la possibilità di essere assunta presso la cooperativa sociale Filotea. Accetto. Vengo accolta da un rassicurante coordinatore. Bianco. Durante il nostro colloquio entra nella stanza un ragazzo, un mediatore culturale. Nero. Mi porge la sua mano per una stretta. Non ho mai dato la mano a un uomo di colore… mi alzo in piedi e gliela stringo. Non posso non rimanere rapita da quell’intersecarsi di dita, da quell’unione di due mani, di due mondi. Contemplo le nostre mani, una bianca e una nera, in quell’immagine da sempre vista su copertine di giornali o fotografie. Ma quella mano è la mia! Improvvisamente mi sento bianca. Avverto nel colore della mia pelle un candore mai sperimentato prima. Vedo la diversità ma non la sento. Percepisco, invece, la morbidezza di una mano spalmata di una vellutata crema, come la mia. Incrocio uno sguardo allegro, desideroso di fare amicizia, come il mio. Mi perdo in un sorriso sincero, genuino, come il mio. Inizia così il mio viaggio in Africa.