Roma
Presentazione del volume di Nigel Owens.
Difficile riassumere in poche righe quella che è stata, ed è ancora, la vita di Nigel Owens, una vita legata soprattutto al mondo del rugby, ma non solo. Con l’Italia a fare spesso da fil rouge nei momenti importanti della sua carriera: la sua prima partita internazionale è stata London Irish-Lyons Piacenza nel 2001 (Challenge Cup). La prima nell’Heineken Cup: Calvisano-Perpignan (2002). La prima partita nel Sei Nazioni: Inghilterra-Italia (2007). Il centesimo e ultimo test-match: Francia-Italia (2020) Arbitro con il record di partite arbitrate (100 test-match), testimonial della comunità Lgbt e contro il bullismo, del quale anche è stato vittima, comico, doppiatore, cantante, allevatore, conduttore radiofonico e televisivo, editorialista, difensore del Cymraeg.
Gay dichiarato, ha fatto coming out nel 2007, la biografia inizia con il suo proposito di suicidio proprio per sfuggire alla pressione della sua condizione. Per fortuna, sua e nostra, non è riuscito nel suo intento, è stato trovato in tempo. “Non accettavo – scrive – chi e cosa ero, ma non permetterò più a me stesso di raggiungere un tale stato”. Noi italiani amanti del mondo ovale abbiamo inizialmente conosciuto solo una piccola parte di Nigel Owens, quando già era entrato nel club degli arbitri internazionali, non sapendo che dietro le sue memorabili battute con i giocatori (da “Il campo da calcio è 500 metri più in là” a “Non credo che ci siamo mai incontrati prima, ma io sono l’arbitro”) c’era un complesso e avventuroso cammino che lascia a bocca spalancata e che merita di essere ripercorso passo dopo passo grazie a questa sua autobiografia. “Devo più io al rugby di quanto il rugby mi dovrà mai” è il tweet digitato subito dopo il suo ultimo test-match internazionale. Un saluto alla Nigel Owens.